sabato 4 dicembre 2010

Se ne fregano, anzi, no.

Gran trambusto nei Palazzi della politica. L'Italia va a rotoli, e loro stanno, ovviamente, litigando. Il centrodestra si è diviso, i finiani si sono presi su e se ne sono andati, a fare un'alleanza (pare) con Casini e Rutelli. Buffo come cambia il mondo, Fini e Rutelli furono avversari per la poltrona di Sindaco di Roma, ed ora alleati.
Il centrosinistra è diviso, ma questo non è una notizia. Succede una cosa, ed escono almeno cinque dichiarazioni di esponenti del PD che dicono cinque cose diverse, in palese contrasto fra loro. E puntualmente, escono i titoli dei giornali: "Il PD si divide". A forza di dividersi i vari gruppetti saranno composti da una sola persona. Ridicoli.
Ieri però, il colpo di teatro.
Denis Verdini, uno dei coordinatori del PDL, se ne esce con una dichiarazione: "Noi sappiamo che in caso di caduta del Governo il Capo dello Stato ha le sue prerogative. Lo sappiamo benissimo che funziona così - ha spiegato Verdini - Ciò che non sappiamo e non vogliamo capire, e che non ci piace per niente, è che il Capo dello Stato, nelle sue prerogative, possa pensare che per risolvere i problemi di questo Paese si mandi a casa chi ha vinto le elezioni, Berlusconi e Bossi, e si mandi al governo chi le ha perse, Casini e Bersani. E su questo si innesca una polemica perchè noi andiamo a toccare le prerogative del capo dello Stato. Noi sappiamo che le ha ma ce ne freghiamo, cioè politicamente riteniamo che non possa accadere questo. Anche i partiti hanno le loro prerogative".
Ora, Denis Verdini può dire quello che vuole. Ma sentite un po' cosa dice qualche ora dopo.
"Non ho mai né pensato, né a maggior ragione detto che noi ce ne freghiamo delle prerogative del capo dello Stato. Poiché assistiamo al solito gioco di strumentalizzare e sintetizzare fino all'estremo parole pronunciate all'interno di un lungo e articolato discorso, estrapolandone solo alcune fino al punto da distorcerne il senso, intendo chiarire quanto segue a beneficio dei giornalisti e di chi, come il solerte onorevole Bocchino, ha già cominciato a stracciarsi le vesti: non ho mai né pensato, né a maggior ragione detto che noi ce ne freghiamo delle prerogative del capo dello Stato. Ho spiegato - ha proseguito - che ce ne "freghiamo politicamente", nel senso che se la Costituzione riconosce al Presidente della Repubblica il diritto di seguire il percorso che ritiene più giusto, altrettanto la Carta suprema riconosce ai partiti, che nello specifico hanno il diritto di chiedere, anche a gran voce, di non escludere da un eventuale governo chi ha stravinto le elezioni. Ciò ho detto e ribadisco, senza mai aver avuto l'intenzione di mancare di rispetto al capo dello Stato né di disconoscerne le sue prerogative".
Non poteva dargli del comunista, perchè quella era troppo grossa anche per lui.
Un altro politico che dichiara, e poi smentisce quello che ha dichiarato. Allucinante.
Chi fa il politico dovrebbe avere una dote, comune a tutti gli schieramenti, che è quella della comunicatività. Cioè, saper comunicare.
Qui è pieno di gente che dice cose, e le smentisce tre minuti dopo. Perchè? 

Io credo che ad essere cambiata, e velocemente, non è tanto la Costituzione, ma la classe politica che da troppo tempo è palesemente inadeguata a guidare il Paese, da qualsiasi parte politica la si guardi.
Sono inadeguati, sanno di esserlo, e si stanno rinchiudendo nel fortino.

Sta a vedere che aveva ragione Monicelli.




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