venerdì 29 luglio 2011

Indignados?

Sono stato in piazza l'altra sera. Sono uno di quegli "indignados", come sono stati chiamati, che si sono trovati in una sera di fine luglio, per andare dalle Barricate fino ai Portici del Grano, per chiedere le dimissioni del Sindaco di Parma, Pietro Vignali.
Premetto che secondo me c'erano meno di 1000 persone. Ma è poco importante. 
E' importante quello che ho letto il giorno dopo. Tante cose:
  • Che la gente in piazza l'altra sera sia manovrata dal PD. C'era qualcuno del PD, certo. Ma di gente "manovrata" proprio non l'ho vista. C'era sì qualcuno, ed io sono fra loro, incazzato nero col PD, per la posizione assunta sul caso inceneritore. Ma di questo, nessuna parola.
  • C'erano i Centri Sociali. Sì, c'erano. Embè? Sono cittadini di serie B? Io non faccio parte dei Centri Sociali, non ne facevo parte quando ero giovane ed incazzato, figurarsi adesso. Ma sinceramente non è che mi diano fastidio se protestano insieme a me. Sarei più in imbarazzo ad essere in piazza con certi cialtroni in giacca e cravatta...
  • Si indignano a senso unico. Personalmente, mi indigno a 360 gradi, sia contro il Comune, che contro la Provincia, governati da forze opposte (opposte?).
Credo, e secondo me in molti in piazza quella sera lo credono, che Parma sia prigioniera di un blocco di potere  molto potente, che coinvolge sia la destra che la sinistra. Credo che vada spezzato questo blocco di potere, e l'unico modo sia sostenere chi fino ad ora è stato sempre fuori da questo blocco.
Certo, ci sono persone e forze diverse fra loro, ma il miracolo sarebbe trovare un Pisapia parmigiano che possa sintetizzare l'unione fra la sinistra non compromessa con il PD affarista di Parma, e le forze cosiddette antipolitiche come il Movimento 5 Stelle, e i cittadini No Termo e gli indignati vari.
Utopia? Può essere, ma credo sia veramente l'unico modo per saltarci fuori.
Altrimenti, avremo un Bernazzoli, o una Guernieri, o addirittura un Ubaldi, che vi farà saltare dalla padella alla brace.
Servono cervelli. Se ci siete, fatevi avanti. 

martedì 19 luglio 2011

Caserta

Il mio peregrinare estivo per campi da softball, dopo una domenica assolata e rovente ad Arezzo, mi ha portato a Caserta, trasferta lunga ed impegnativa. 
E' la terza volta che vado a Caserta: la prima, diversi anni fa, come allenatore del Parma, la seconda l'anno scorso, come arbitro.
Come allenatore, pareggiai, ma era un Caserta molto diverso da quello attuale, e si giocava ancora sul campo vecchio, sul fondo del campo da baseball. Come arbitro, non feci un granchè, visto che a metà secondo della prima partita si aprirono le cateratte del cielo, e piovve ininterrottamente per due giorni.
Quella pioggia mi impedì anche di gironzolare un poco nel tempo libero, che passai in gran parte ad annoiarmi all'aeroporto di Napoli.
Stavolta però.... sarà diverso.

Il sabato pre partita è andato via placidamente: un pasto veloce in un locale scelto dopo una lunga disamina delle varie alternative ("mmmmmm, lì!"), un riposo meritato in albergo (dopo un alzataccia alle tre di notte ce lo meritavamo), e poi le gare, delle quali potete leggere sui siti specializzati.

Arriva la domenica,  e dopo una mattinata di poltrimento (non ridete, siamo andati a letto quasi alle due, cenando con tre biscotti...), ho potuto finalmente visitare uno dei monumenti italiani che non avevo mai visto, e che da un po' puntavo: la Reggia di Caserta.

Sul blog del collega e amico Gianluca Magnani potete leggere degli incontri fatti in pizzeria e al parcheggio, che sono stati spettacolari. Io vorrei concentrarmi sulla Reggia.

Il "pianerottolo"
La Reggia è stata immaginata e voluta da Carlo III di Borbone, prendendo come modello Versailles, con l'obiettivo di assicurare l'immortalità al nome della sua dinastia, con l'aiuto degli architetti del periodo: ne è saltato fuori un trionfo di Barocco, con i giardini enormi e un palazzo maestoso, che a me ha ricordato moltissimo anche i palazzi dei dintorni di San Pietroburgo, quelli costruiti per il "relax" della famiglia dello Zar.

Per un cinefilo amante della fantascienza come me, però, la Reggia di Caserta ha anche un altro significato: è il Palazzo Reale di Naboo, abitato dalla Regina Amidala, nella saga di Guerre Stellari. Le scene dei due film ambientati qui sono state girate nel Vestibolo, al primo piano: Magnani lo ha definito "il pianerottolo del condominio", che in realtà ha un aspetto veramente maestoso, e capisco come George Lucas abbia voluto mettere proprio qui la sede del Governo di Naboo, un pianeta pacifico e governato da una monarchia illuminata.

Non abbiamo visitato i giardini, troppo tardi e soprattutto troppo caldo: per quelli, tornerò a Caserta con la moglie, che apprezzerà i giardini molto più di Gianluca, che ha però gradito la visita alla Reggia, molto temuta nei giorni precedenti, soprattutto dopo aver constatato di persona (contando i passi), che nei cortili della Reggia possono essere contenuti quattro campi da softball, con una piccola variante alle regole di campo, già prontamente stilate dall'arbitro che vive dentro di lui.

Dopo la visita comunque, ci siamo potuti nuovamente rilassare all'aeroporto di Napoli, dove recentemente nella zona partenze hanno installato alcuni comodi divanetti, che come potete vedere dalla foto, è stata subito utilizzata adeguatamente dai vostri eroi.
Relax a Napoli

Si avvicina a  lunghi passi intanto l'Europeo: una settimana in Friuli, dove sarò presente con il compito di Assistant Umpire in Chief, ossia assistente del capo degli arbitri. In pratica, per una settimana guarderò partite di softball dalla tribuna, prendendo appunti su come si muovono gli arbitri in campo, e relazionando il capo, ma soprattutto facendo fotografie, e aggiornando chi di voi vorrà dalle pagine di questo blog.

Parlerò anche delle partite, ma di quelle potrete leggere su altri siti. Parlerò soprattutto di quello che succederà intorno all'Europeo: venti squadre che si ritroveranno in Friuli per una settimana, alla ricerca del titolo di Campione d'Europa.

lunedì 4 luglio 2011

Sorpresa a Firenze

Mi sono preso un weekend lontano dal softball, per passarlo con mia moglie, per rilassarmi un pochino. Siamo andati a Firenze, che clamorosamente io conoscevo per niente, mentre Marina aveva delle reminiscenze da una gita scolastica. Abbiamo viaggiato abbastanza, e conoscere per nulla una città così famosa a due ore di macchina sembrava brutto. E allora, via!

E' stato un bel weekend, ma volevo raccontare quello che ci è successo sabato sera. Al pomeriggio, visita d'obbligo in Piazza della Signoria. Palazzo Vecchio.... La Piazza... I monumenti.... Le statue.... Un palco.
Un palco? Che c'è, un concerto? Sgrunt, mi copre il palazzo, non riesco a fare le foto.... Ma chi ci sarà?
Marina trova un manifesto. Ore 21.30, Orchestra del Maggio Fiorentino, omaggio alla città. Dirige Zubin Mehta.

Zubin Mehta
Ullallà. Zubin Mehta lo conosco persino io, che ascolto Clash e Cure. Direttore d'orchestra di fama mondiale, di origine indiana, l'avevo visto anche recentemente intervistato da Fabio Fazio. Penso, abbiamo risolto cosa facciamo in serata! Facciamo un giro, visitiamo un po' il centro, e verso le 19 torniamo verso piazza della Signoria. Il palco è gremito di gente che armeggia con strumenti e sistema le cose. Incuriositi, vi avviciniamo. Gli strumenti suonano tutti insieme, è uno strano effetto: li stanno accordando, ma ognuno per conto suo. Tutti sono molto informali, alcuni anche in braghe corte. E' un bel vedere.
Ad un tratto, tutti si fermano. Marina spalanca gli occhi: quello è Zubin Mehta!
Anche lui è in maglietta a maniche corte, molto tranquillo. Saluta la gente che si è radunata, che lo riconosce e lo applaude, poi si dedica alla sua orchestra.
E comincia le prove.

Non avevo mai assistito a prove d'orchestra, e pure a pochissimi concerti. Queste non sono "vere" prove, l'orchestra è molto affiatata, sono grandi professionisti, e come direttore c'è uno che al mondo ce n'è pochi. E' un po' come il diamante pre game a softball: saggiano il campo, si scaldano.
Prove d'orchestra
Ma è spettacolare comunque.
Mehta dirige, seduto. Con gli occhi vaga sull'orchestra, dando tempi e toni. Ogni tanto interrompe, parla con il primo violino, poi ricominciano.


 Ad un certo punto, entra un tipo, brizzolato, con occhiali, vestito di blu, piuttosto informale, con un violino in mano.
Capiamo subito che è l'altro nome presente nel manifesto, Vadim Repin, che nè io nè Marina conosciamo.
Ma non ci mette molto a presentarsi.

Suonano un pezzo di Chajkovski, e il russo parte con il suo violino.
Vadim Repin
Siamo ammaliati. Non è buono, di più. E come tutti i buoni, sembra che quello che fa sia facile. 
Ricordo tanti anni fa di aver visto giocare a baseball Ozzie Smith, uno dei migliori interbase di tutti i tempi. Non era spettacolare. Ma non sbagliava nulla, e lo faceva con una naturalezza disarmante.
Questo Repin mi ha ricordato Ozzie Smith. Era naturale, a suo agio, tranquillo. Ma col violino faveca delle robe spettacolari.

Hanno suonato un'ora circa. La folla si è allargata, e alla fine l'applauso è stato scrosciante. E come sono venuti, se ne sono andati, a prepararsi per il concerto della sera.

Il concerto
Noi, il tempo di una pizza, e siamo tornati in Piazza. Il concerto stava per cominciare. L'abbiamo visto tutto, da un po' più lontano rispetto alle prove, quando eravamo proprio sotto il palco.

I musicisti stavolta erano in frac, tutti in tiro. Repin è stato ancora più impressionante, ha anche regalato alla folla un pezzo in più, un piccolo gioco con gli altri violini.
E' stato veramente bello.

Qualsiasi cosa, qualsiasi disciplina, quando la vedi fatta da quello buoni davvero, ti prende, e ti appassiona.
Anche quando uno ascolta Clash e Cure, come me.