Alla fine, si è dimesso.
Confesso che non pensavo lo facesse. D'altra parte, 17 anni di palle mi hanno un poco condizionato, e pensavo che tirasse fuori dal cilindro un altro Scilipoti, o un'altra Olgettina.
Invece, no. Si è dimesso. Chi pensa che sia finita però, si sbaglia di grosso. Adesso ci sono le macerie da spostare e da rimettere a posto. E quello dobbiamo farlo noi.
Volenti o nolenti, facciamo parte di un'Europa che ha tantissimi problemi, e tante diseguaglianze, ma che è la nostra unica possibilità. E da qui dobbiamo ripartire.
Lasciamo perdere i "ve l'avevo detto", o i "io non l'ho mai votato", che adesso salteranno fuori e che ammorberanno l'aria, io mi preoccupo delle manovre sott'acqua.
Ci sono però segnali da cogliere.
Prima di tutto, vedremo chi saranno i ministri del Governo Monti. Soprattutto due, quello della Giustizia, e quello allo Sviluppo Economico, che sovrintende alle Telecomunicazioni. Il perchè, credo sia evidente.
Per 17 anni si è fatto i cazzi suoi, e per quei pochi anni che c'è stato qualcun altro, questo si è piegato ai cazzi suoi. Dal pedigree di chi siederà su quelle due poltrone, si capirà se è finita davvero, o no.
Perchè qui c'è sicuramente da ricostruire l'Italia, ma anche fare in modo che MAI PIU' nessuno si metta in mente di "scendere in campo" e di "pensarci lui", perchè andremmo incontro ad un altro disastro, stavolta definitivo.
Si riparte dalla democrazia, e dalle regole. E le regole devono essere eque.
Quindi:
1) Sacrifici tutti, in base alla propria capacità reddituale e patrimoniale. Si cominci da chi fino ad ora ha dato meno, e i politici e la classe politica deve essere la prima della lista.
2) Riforma istituzionale, via metà dei deputati e senatori, via i privilegi, tetto alle legislature (due, sono dieci anni, poi si torna a lavorare).
3) Riforma elettorale, che la scelta torni ai cittadini.
4) Legge Antitrust, in modo da far finire i domini mediatici che inculcano alla gente ogni sorta di cagate. Pluralità di informazione, e la Rai torni ad essere veramente servizio pubblico.
5) Via i finanziamenti ai partiti (vedi punto 1) e anche via ai finanziamenti ai giornali. Fare un giornale è una attività imprenditoriale, se non vendi vuol dire che non sei capace, chiudi. Se un panettiere fa il pane balordo, chiude, mica gli danno i finanziamenti pubblici.
Pochi punti, ma chiari, e con la volontà, in un anno si fa tutto, poi si va a votare, nella speranza che nella maggioranza degli italiani il cervello resti acceso, e non si spenga di nuovo.